Crisi, recessione, perdita di valori e distruzione ambientale obbligano l’intero sistema economico-produttivo a un processo di ripensamento. Siamo più abituati a tradurre questo processo con il termine “innovazione,” che ci rimanda a un’idea di cambiamento legata in particolare al progresso tecnologico rispetto a quanto è stato fatto fino ad ora. Il termine “ripensamento” ci porta invece a mettere in discussione i riferimenti valoriali dell’impresa, rappresentando l’orientamento a sperimentare nuovi modelli economici ispirati da valori di tipo ecologico. La prospettiva ecologica dell’economia non è di recente creazione, ma la necessità di trovare un’integrazione di visioni, comportamenti e azioni responsabili per la gestione sostenibile è trasversale a qualsiasi settore ed è più attuale che mai.
Ma quali sono i cardini di un’organizzazione “ecologica”? In quest’ordine di importanza: il Pianeta – le Persone – il Territorio – il Profitto.
Il Pianeta. “Chiunque affermi che una crescita esponenziale può continuare per sempre in un mondo finito o è un pazzo o è un economista,” disse John Steinhart, professore di geologia all’Università del Wisconsin, nel 1973, seguendo le affermazioni dell’economista K. E. Boulding. Le risorse del pianeta sono limitate, e pertanto nessuna crescita è possibile in un contesto di limitatezza strutturale senza che ciò si traduca in forti perdite di fattori “produttivi” ambientali e della biodiversità, ovvero di risorse ecologiche vitali per le presenti e future generazioni. Questo tipo di consapevolezza non è opinabile; si può discutere sul livello di presa di coscienza dell’impresa, ma non sulla sua urgenza di farsene carico. La responsabilità attesa rispetto a questo è altissima. Le aziende basano le loro attività sull’interscambio, finora non equo, tra lo sfruttamento di risorse ambientali e la messa a disposizione sul mercato di merci, influendo così fortemente sull’impronta ecologica.
Le Persone. Abituarsi a considerare l’impresa come un soggetto di valenza sociologica oltre che economica è una visione certamente evoluta ma che fa la differenza tra un’impresa responsabile e una che non lo è. Le persone hanno valore come destinatari di una proposta di mercato, come parte di un sistema lavorativo etico e come partecipanti attivi alla creazione di una cultura ecologica incentrata su un dialogo a due vie tra produttore e consumatore eco-sensibile. Le persone esprimono e recepiscono comportamenti virtuosi, stimolando l’eco-innovazione secondo un naturale processo di sviluppo cognitivo che Goleman definisce “intelligenza ecologica.”
“La cura per l’ambiente non è un movimento o un’ideologia, è il nostro prossimo gradino evolutivo (…) perché l’uomo è un animale con una nicchia ecologica particolare da salvaguardare: l’intero pianeta Terra.” – Daniel Goleman.
Il Territorio. Sebbene in una visione globale l’impresa debba fare i conti con la geolocalizzazione delle relazioni economiche, la valorizzazione dell’economia del territorio e la restituzione responsabile di valore in termini di cultura e occupazione al geospazio da cui si attingono direttamente o indirettamente le risorse utili al proprio business. Inoltre, al pubblico governo, l’impresa privata deve chiedere una collaborazione nel mantenere i limiti di sostenibilità del territorio e la condivisione di azioni di coerenza tra fruibilità responsabile dello stesso e politiche di supporto alle attività economiche presenti in esso.
Il Profitto. Veniamo all’obiettivo caratteristico dell’impresa, che rimane tale anche per l’impresa responsabile. Quello che cambia non è, come sostengono gli scettici, la vocazione di sviluppo dell’impresa, ma la direzione della crescita e la gestione che tiene conto dei valori precedenti. Crescere investendo nella produzione di beni che migliorano la salute dell’individuo e il suo benessere, integrando una responsabilità (ambientale, sociale, etica) in tutta la catena del valore, è invece la nuova opportunità di ricchezza.
Oltre a questo, la matrice della gestione sostenibile dell’organizzazione ecologica prevede i seguenti comportamenti:
- Operare in favore della comunità non soltanto come operatore economico.
- Essere un esempio virtuoso di comportamenti eco responsabili.
- Impegnarsi in programmi di diffusione e comunicazione.
- Favorire processi di cambiamento.
- Favorire la creatività e la cultura della condivisione.
L’impresa si trova a operare in quella che l’UNESCO (2011) ha definito la Società Verde: ovvero una società giusta, equa e inclusiva, contraddistinta da alcune caratteristiche che la definiscono come società della conoscenza, come la rottura con il business as usual orientandosi verso il verde o la scelta di soluzioni di vita innovative e creative che nascono da nuovi modi di pensare e da atteggiamenti di persone di tutte le età e culture. (“La sfida dell’economia ecologica” M. Salomone, p. 113)